Vicoli della memoria by Evaristo Conceicao

Vicoli della memoria by Evaristo Conceicao

autore:Evaristo Conceicao [Conceicao, Evaristo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Tamu
pubblicato: 2023-05-26T22:00:00+00:00


IL PRIMO IMPIEGO CHE NERO ALÍRIO TROVÒ IN UNA grande città fu nell’edilizia civile. Sapeva qualcosa di falegnameria e muratura e soprattutto il lavoro non lo spaventava. Si trovava bene coi compagni. Dormiva in cantiere e approfittava della notte per leggere e insegnare a farlo a chi fosse interessato. Nel giro di poco tempo tutti gli operai di quel posto vollero imparare e molti di loro si misero alla ricerca di corsi serali. Nero Alírio li aiutava coi compiti. Quello che era successo al cantiere accadde anche nel panificio e nella fabbrica di tessuti; ovunque capitasse, quell’uomo motivava tutti a imparare a leggere. Per prima cosa spiegava ai compagni che era necessario saper leggere la realtà, il contesto in cui vivevano. Su ogni luogo di lavoro Nero Alírio si faceva nuovi amici. Tra i padroni invece trovava sempre nuovi nemici.

Dora fu entusiasta quando lui le raccontò che nello stato in cui aveva abitato fino a qualche giorno prima c’era il mare. L’ultimo suo impiego era stato praticamente in mare e aveva avuto la possibilità di guardare ogni giorno quelle acque immense. Lavorava nel porto, caricando e scaricando le navi. A volte gli veniva voglia di nascondersi in una di queste e di proseguire il viaggio. Ma non poteva, era troppo pericoloso. In quel posto gli uomini, i compagni, sapevano tutto di sindacati, leggi, diritti e doveri. Erano ruvidi e saggi. Erano forti e non si tiravano indietro. Avevano coscienza della propria forza. Quando scioperavano erano in grado di scomodare l’intero Brasile. Solo che dopo subivano rappresaglie. Talvolta nel giro di uno o due mesi i leader, quelli che si erano resi più visibili, venivano mandati via a uno a uno. C’erano uomini così leali che sarebbero stati capaci di morire per i compagni. Avevano fatto una scelta di vita, quella di lottare per la classe operaia, e non avrebbero desistito per niente al mondo. Perdevano il posto ma pensate che diventassero delle pecore? Mai. Li ritrovavi ancora più forti in un altro luogo di lavoro.

«Lì al porto ce n’erano di persone così. Di solito parlavano del partito. Mi invitavano alle riunioni. Qualche volta ci sono andato ma non sono arrivato al punto di iscrivermi. In realtà ci stavo riflettendo su molto attentamente, ma non ho avuto il tempo di decidermi.

Un bel giorno le cose hanno cominciato a peggiorare. Uno dei nostri compagni è stato accusato di furto e licenziato. Eravamo furiosi. Sapevamo che il vero motivo non era il furto. Titão era stato uno dei leader, uno dei personaggi più attivi nello sciopero che aveva paralizzato il servizio per molto tempo. All’epoca non gli avevano fatto niente. Ma, passato un mese, stava iniziando a subire delle rappresaglie. Abbiamo presentato migliaia di richieste formali. Abbiamo presentato una petizione per chiedere il reintegro di Titão ma i padroni ce l’hanno negato. Quel giorno ci siamo fermati tutti. Abbiamo incrociato le braccia. Ci siamo rifiutati di lavorare. Avremmo ricominciato solo se il nostro compagno fosse stato reintegrato. Vuoi sapere cos’hanno fatto quegli altri? Qual è stata la loro risposta? Che se non volevamo lavorare, che non lavorassimo.



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